21 Giu Testimonianza Manuela
“Ho consultato diversi dentisti ma dicono tutti che il mio dente è da estrarre perché non curabile. Io non voglio assolutamente farlo, mi puoi aiutare?”
Quando ero ragazzina caddi e mi ruppi un incisivo superiore che mi fu successivamente ricostruito. Con gli anni iniziai ad avere problemi sia da un punto di vista funzionale che estetico. Il dente, che essendo centrale era anche in bella vista, iniziò a scurirsi oltre che a farmi male ogni volta provassi ad addentare qualcosa. Non ci pensai più di tanto in quanto non si trattava di un problema invalidante e andai avanti così fin quando eseguii una radiografia per altri motivi che però portò l’attenzione del radiologo proprio su quel dente. Ciò che emerse fu un importante riassorbimento osseo dovuto alla presenza di un granuloma all’apice dell’incisivo. Mi fu detto che dovevo immediatamente consultare uno specialista che intervenisse repentinamente. Fui sottoposta a quella che definirono “terapia canalare”, con sedute una volta al mese per più di un anno e sembrava che la situazione fosse migliorata. Successivamente negli anni a venire, un po’ per mia svogliatezza un po’ per mancanza di tempo, non diedi più peso al problema, solo che questo andò ripresentandosi. Iniziai nuovamente a provare dolore e il colore del dente appariva sempre più scuro, fino ad avere un danno estetico abbastanza rilevante, al punto da pensarci su due volte prima di sorridere o da coprirmi la bocca mentre lo facevo. A quel punto consultai vari specialisti in odontoiatria che dopo aver visionato nuove radiografie, convenivano tutti su un’unica soluzione: l’estrazione del dente e il successivo impianto dentale. Onestamente ero perplessa, non volevo sottopormi ad un intervento del genere già a 27 anni. Il problema era che nessun dentista era disposto a salvarmi questo dente o a propormi alternative possibilità terapeutiche. Fu solo per caso che mi trovai a parlarne con il dott. Mario Caggiano, ad una cena con amici comuni dove casualmente uscì fuori l’argomento.
Ovviamente catturai la sua attenzione e volle che gli spiegassi per bene la faccenda. Mi disse che per valutare al meglio la situazione era necessario un appuntamento presso lo studio dove esercitava. Sinceramente non ero convinta, poiché chiunque avessi consultato fino a quel momento mi aveva detto che non c’era nulla da fare, che l’unica soluzione era l’estrazione. Dopo una visita attenta mi rassicurò proponendomi un approccio terapeutico completamente diverso che avrebbe salvato il mio dente. Mi illustrò cosa avesse intenzione di fare e, nonostante fosse estremamente fiducioso nel suo approccio, mi disse che poteva esserci la possibilità di fallimento, ma che valeva assolutamente la pena tentare prima di giungere ad una procedura drastica ed irreversibile quale l’estrazione del dente. Apprezzai molto la sua onestà intellettuale e, sebbene non fiduciosa quanto lo fosse lui nella riuscita, iniziai il mio percorso terapeutico con lui.
Già alla seconda visita mi resi subito conto di quanto la sua passione nella pratica clinica e il suo entusiasmo non fossero dovuti esclusivamente alla giovane età, ma ad una profonda conoscenza della materia, una formazione eccellente, e una volontà decisa di fare bene un mestiere che ama molto. In lui ho anche subito intravisto ciò che spesso è sottovalutato e ahimè non sempre riscontrabile, ovvero un impegno totale verso il paziente, una profonda umiltà e una serenità nel rapportarsi quasi pacificatrice. Persi ogni remora che avessi e che mi fosse stata indotta dalle precedenti delusioni con altri specialisti. Risolsi il mio problema completamente, ricordo ancora il suo sorriso quando, dopo aver studiato l’ennesima radiografia di controllo che eseguivo direttamente presso il suo studio, mi disse che l’osso era guarito del tutto. Rimaneva il problema estetico e ben presto risolse anche quello.
Con il senno di poi posso dirti solo due cose: sei un professionista in gamba, ami il tuo mestiere e lo fai bene, sei una persona onesta, solerte e preparata e a te va la mia stima e la mia gratitudine; la seconda cosa che mi viene da dire è che se quella famosa sera a cena con amici non avessi casualmente parlato del mio problema e successivamente mi fossi arresa ai protocolli di intervento che mi erano stati precedentemente proposti da tutti gli specialisti che avevo consultato, attualmente mi troverei con un dente in meno e un risultato con buone probabilità inferiore esteticamente.